Stupefacente!
Un viaggio attraverso i secoli nel mondo della Cannabis
di Jivan Gullino
Da sempre le piante rivestono un ruolo vitale non solo per il corpo dell’uomo e il suo sostentamento, ma anche per l’incontro dello spirito dell’uomo con l’esistenza. Alcune varietà di vegetali sono ritenute vere e proprie “grondaie” del divino e sono tramite di rivelazioni, visioni, guarigioni. Di varietà vegetali con queste qualità se ne incontrano molte: dal basilico sacro dell’India (tulasi, porta del cielo) ad alcune varietà allucinogene di Ipomee, dalla Salvia degli Dei (Salvia divinorum), alle cerimonie dell’ayahuasca, dai cactus messicani allo stramonio (Datura); l’elenco potrebbe continuare per molto ma una pianta forse più di altre ha conquistato corpo e cuore, mente e spirito dell’uomo: è la Cannabis.
Capostipite della famiglia delle cannabacee essa gioca su un fronte da “Zorba e Buddha” poichè da sempre considerata pianta fondamentale per le materie prime utili all’industria e alle attività umane (Zorba) e sacra da oriente a occidente per le sue virtù terapeutiche e stupefacenti integrate in moltissime religioni e culture di tutto il mondo (Buddha). Di questa ambivalenza colpisce la trasversalità dell’utilizzo: ricchi e poveri, santi e profani, artigiani e filosofi, artisti e poeti, malati e medici, condannati e innocenti, religiosi e laici, civili e militari; tutti hanno attinto almeno in parte alle qualità di questa pianta fonte di creatività e ricerca intrecciando ad essa il proprio percorso, il proprio destino la propria libertà. Il mercato della canapa ridivenne tanto importante nell’Epoca moderna (dal XIV al XIX secolo) che esso fu il perno degli intrighi di ogni corte mondiale.
Praticamente tutti gli antropologi e le università del mondo riconoscono l’uso della marijuana nella gran parte delle nostre religioni e dei culti, come una delle sette droghe più largamente usate per modificare l’umore o la mente quando assunta come sacramento psicotropo, o psichedelico.
Quasi senza eccezione, queste esperienze sacre hanno ispirato le nostre superstizioni e la creazione di amuleti, talismani, religioni, preghiere, e codici linguistici. La suddivisione delle informazioni su questa erba sacra e i suoi usi come canapa industriale fu mantenuta scrupolosamente dal clero per migliaia di anni, fino agli ultimi secoli scorsi.
Quelli al di fuori della casta sacerdotale che possedevano la conoscenza della droga erano considerati streghe, stregoni, veggenti, fuorilegge e gentaglia di questa schiatta, ed erano spesso condannati a morte. L’alba o il fondamento delle credenze religiose in tutte le razze e i popoli – Giapponesi, Cinesi, Indiani, Egiziani, Persiani, Babilonesi, Greci, Dori, Germani e altre tribù europee, così come le tribù Africane, Nord, Sud e C. Ci furono esperienze di “ritorno dalla morte”, deprivazione – carestia, digiuni, controllo respiratorio, sete, febbre e fantasie incontrollate; la comprensione di queste esperienze indotte dalla droga e delle sue qualità medicamentose divenne infine la conoscenza spirituale più straordinaria, desiderabile e necessaria per ogni tribù.
Guarigione! Con quale estratto? In quale dose? Mantenere la conoscenza mistica tribale per le future generazioni era un compito impagabile. Sapere quale pianta induceva quali esperienze, in quali dosi, o in che misture, chi possedeva una tale saggezza possedeva il potere! Così queste “scorte sacre” di conoscenza furono conservate gelosamente dai dottori/preti, e codificate cripticamente nelle tradizioni orali e scritte e nei miti. Le piante con poteri psicoattivi furono instillate di attributi umani o animali, ad esempio l’anello della Amanita Muscaria era rappresentato dalle fate.
Per mantenere il loro potere politico, i preti, gli stregoni e gli uomini-medicina negavano deliberatamente queste tradizioni ai “comuni” membri della tribù. Questo preveniva anche il pericoloso “peccato” di ingestioni accidentali, miscugli o esperimenti dei bambini; né i membri tribali catturati avrebbero mai potuta rivelare la conoscenza segreta ai loro nemici.
Queste religioni e rituali “dei tempi andati” con esperienze psichedeliche ed extra-corporee, risalenti alla preistoria, furono chiamate “Religioni Misteriche Orientali” dai tempi di Cesare in avanti. In tempi biblici, le leggende e il consumo della cannabis erano aspetti fondamentali di molte delle grandi religioni mondiali.
SHINTOISMO (Giappone) La cannabis era usata per legare assieme una coppia di sposi, per scacciare gli spiriti maligni e si riteneva che portasse risate e felicità al matrimonio.
INDUISMO (India) Il Dio Shiva “ha portato la cannabis dall’ Himalaya per il godimento umano e la sua illuminazione.”
Nel Bhagavad-Gita, Krishna afferma, “Io sono l’erba che guarisce.”
BUDDHISMO (Tibet, India e Cina) Dal V sec. a.C. la cannabis è utilizzata ritualmente; i riti iniziatici e le esperienze mistiche erano (sono) comuni in molte sette Cinesi Buddiste. Alcuni buddhisti e lama (preti) tibetani considerano la cannabis la loro pianta più sacra. Molte tradizioni, scritti e credenze buddiste indicano che “Siddhartha” (il Buddha) stesso, non usò e non mangiò altro che la canapa e i suoi semi per sei anni prima di annunciare (scoprire) le sue verità e divenire il Buddha (Le Quattro Nobili Verità, il Sentiero Ripiegato in Otto Parti).
ZOROASTRIANI o Magi (Persia, dall’VIII al VII Sec. a.C. al III/IV Sec. A.D.) Molti studiosi Cristiani e commentatori ritengono che i tre “Magi” o Saggi che assistettero alla nascita di Cristo siano un riferimento ai culti Zoroastriani. La religione Zoroastriana era basata (almeno superficialmente) sull’intera pianta della cannabis, il principale sacramento religioso della classe sacerdotale, e la più importante medicina (in ostetricia, nel rito dell’incenso, nell’unzione e nel battesimo) così come la fonte dell’olio per l’illuminazione “profana”.
ESSENI (antica setta Israelita di estrema Ebraicità, tra il 200 a.C. e il 73 A.D.) Usavano la canapa in medicina, come pure i TERAPEUTI (Egitto), da cui abbiamo preso il termine “terapeutico.” Entrambi sono ritenuti da alcuni studiosi discepoli o affratellati ai preti/ maghi Zoroastriani.
I PALEO-GIUDEI durante i loro servizi notturni del Venerdì Santo nel Tempio di Salomone, in 60-80.000 camminavano attorno inalando i fumi di 20.000 incensieri pieni di kanabosom (cannabis), prima di tornare a casa per il più sontuoso pasto della settimana (fame chimica?).
SUFI dell’ISLAM (Medio Oriente) I “mistici” Musulmani sono stati istruiti all’uso della cannabis per la rivelazione divina, la conoscenza intuitiva e la comunione con Allah per almeno 1.000 anni. Molti studiosi, Musulmani e non, ritengono che il misticismo dei Sufi fosse in effetti quello degli Zoroastriani, sopravvissuto alla conquista dei Musulmani nel VII e VIII secolo d.C. e alla conseguente conversione (cambia la tua religione e lascia perdere i liquori o sarai decapitato).
Alcune sette dei CRISTIANI COPTI (Egitto/Etiopia) credono che la “verde erba dei campi” della Bibbia (“Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle genti” Ezechiele, 34:29), gli incensi segreti, gli incensi dolci e gli oli per le unzioni della Bibbia fossero di cannabis.
Per i Pigmei, gli Zulu e gli Ottentotti è un medicamento indispensabile per i crampi, l’epilessia e la gotta, e come sacramento religioso.
I BANTU (Africa) avevano culti Dagga segreti e limitavano l’uso della cannabis agli uomini di potere. Secondo questi culti “Dagga” la Sacra Cannabis fu condotta sulla Terra dagli Dei, in particolare dal sistema della “Stella Due Cani” che chiamiamo Sirio A e Sirio B. “Dagga” significa letteralmente “cannabis.” E’ interessante il fatto che la parola Indo-Europea sopravvissuta si può altrimenti leggere “canna,” (qui inteso come pianta dallo stelo vuoto, reed, N.d.t.) e “bi,” come “due,” oppure come “canna,” come in cane/canino e “bis,” nel senso di due (bi) “Due Cani”.
Questo ci porta a riconsiderare in una nuova luce il famoso “culto cargo” dei DAGON (tribù del Mali), a cui si riferisce il mito ormai universalmente noto in ambito paleoastronautico dell’ uomo-pesce maestro della umanità, il quale a sua volta riconduce al nome del biblico dio-pesce dei Filistei DOGON; entrambi alquanto simili alla parola africana per definire la canapa DAGGA.
I RASTAFARIANI (in Jamaica e ovunque) sono una religione contemporanea universalmente associata all’uso abituale di cannabis come atto di comunione con Jah e con i Fratelli. La cannabis è ritenuta un vero e proprio dono ricevuto dalla benevolenza divina il cui utilizzo consapevole predispone il devoto all’esperienza del sacro.
E’ nel XIX secolo che l’uso terapeutico della cannabis incontra la scienza e si diffonde come vero e proprio farmaco; nonostante il THC verrà isolato solo nel 1964 da due ricercatori israeliani Yoram Gaoni e Raphael Machoulam, già nell’800 la regina Vittoria lo utilizzava per alleviare i dolori mestruali e nel 1860 in Ohio si tiene la prima conferenza sulla cannabis terapeutica. Per tutto l’inizio del XX sec. La cannabis conosce come farmaco un apogeo di articoli e interesse, ma l’artigianalità delle preparazioni e le concorrenze di altri farmaci più sintetizzabili ne affossarono gli ulteriori approfondimenti e studi.
Lo sviluppo industriale paventato nel 1919 e nel 1938 subì lo stesso destino. La canapa venne definitivamente bollata come droga nel 1937 in America con il nome di marihuana è bandita da ogni degna considerazione. È così una pianta maestra e globalmente diffusa usata sia nell’industria che come cura conobbe una rapida scomparsa e cancellazione, i semi vennero ritirati dai consorzi, le tradizioni dimenticate, gli utilizzatori incarcerati e le ricerche interrotte o falsificate. Questa pianta era dunque troppo Ecologica e troppo Economica per le mire di sviluppo del dopoguerra, come disse Rockfeller “Perchè violentare la natura coltivando la canapa, c’è il petrolio”…
Attualità
Si riconosce così quanto, rispetto ad altri vegetali, la canapa sia onnipresente nelle varie culture, tradizioni e medicamenti del mondo.
Ad oggi, nonostante qualche passo avanti dalla situazione del dopoguerra è ancora molto difficile utilizzare la cannabis per soli scopi terapeutici seppure i suoi benefici siano ampiamente comprovati da testimonianze e studi scientifici. In Italia un decreto del ministro Balduzzi, pubblicato nella Gazzetta ufficiale l’8 febbraio scorso conferma l’inserimento della cannabis nella tabella II B del testo unico che disciplina l’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope; i derivati della cannabis vengono così, almeno in teoria, resi prescrivibili da qualsiasi medico su normale ricettario, ma ai limiti culturali dei medici si aggiungono costi proibitivi di approvvigionamento per la maggior parte dei malati.
La canapa e la storia
“Il canape domestico, è tanto noto ai tempi nostri in Italia, che superfluo, è veramente narrarne un’altra historia. Et quantunque sia egli volgarissima pianta, è utile però molto in molte cose, et non solamente nel farne le funi grossissime per uso degli edifizi, et delle navi, et per sostenere il grandissimo peso di molti legnami, et pietre poderosissime, ma per fare delle tele per le vele delle navi, et camice, et altre cose per i contadini, et altre pouere genti, et per fare ancho tende, et paviglioni per i soldati, che il verno, et la state esercitano in campagna la militia.
Ma bene è ella in disgratia de’ i ladri, et d’altri masnadieri; imperoche non solamente il canape, è cagione che legati costoro alla sua pianta, confessino a lor mal grado tutte le scelleraggini, et i misfatti loro, ma che anchora pendino poi sopra tre legni strangolati dalla schirantia canapina”.
(Brano tratto da Mattioli, libro terzo di Dioscoride, 1527)
Risulta ancora lacunoso il recupero di una storia tanto importante, come lacunosa è la reale sostenibilità del nostro modello sociale e di consumo. Per ritrovare quel filo verde che tanto ha dato e tanto può ancora dare all’umanità bisogna che la canapa insieme ad altre piante maestre torni ad essere coltivata quale fondamento stesso della vita.