Scopri il Genio che è in te di Maurizio Armanetti
Scoprire il Genio che risiede in ognuno di Noi, attivare i nostri Talenti è possibile applicando le giuste tecniche.
Premessa: nell’epoca attuale delle FAKE NEWS si leggono spesso notizie straordinarie che in realtà sono bufale straordinarie. Quanto qui descritto è invece certificato ufficialmente da Enti Dello Stato Italiano e non solo. Le Tecniche che verranno sinteticamente enunciate in questo articolo sono descritte approfonditamente nel libro : Manuale di Psicoestesia ed. Tecniche Nuove di Maurizio Armanetti e Alexandra Hold – Ferneck.
Per attivare, consapevolmente e sotto il nostro controllo, la parte geniale ed intuitiva presente nel nostro cervello è necessario seguire delle tecniche per attivare e potenziare la nostra energia pranica; creare un programma inerente alla ricerca che desideriamo fare utilizzando il cervello come un Bio Computer. Tutto parte dalla Rabdomanzia e Radioestesia, materie che sembrano “minori” rispetto alla Telepatia, Telecinesi…etc. e che invece come vedremo sono le Regine delle capacità extrasensoriali.
Si pensa erroneamente che il Rabdomante abbia una particolare sensibilità all’acqua e per questo riesca a scoprila. In realtà la sensibilità all’acqua come elemento vitale è una sensibilità presente in tutto il regno animale, come una forma di primordiale di istinto. Ma la ricerca dell’acqua con la Rabdomanzia è molto differente dagli occasionali istinti primordiali del regno animale a cui appartiene anche l’uomo e utilizza attività mentali superiori che possono essere messe sotto il controllo della volontà.
Quando il Rabdomante opera in natura, scoprirà l’acqua sotterranea in base alle sue conoscenze geologiche perché a seconda di come viene impostata la ricerca si avrà la conseguente risposta.
Il Rabdomante ha insegnato al suo cervello a reagire alla presenza di acque sotterranee che scorrono nel sottosuolo, e fin qui il fatto che il suo corpo alla verticale di una falda idrica reagisca comunicandoci l’avvenuta scoperta – per quanto succeda con un meccanismo ancora sconosciuto alla scienza – non fa una grande impressione in quanto la tradizione ci ha abituato alla “normalità” di questo tipo di ricerca. Quando però dei Rabdomanti professionisti riescono, continuando nella ricerca, a definire con eccezionale esattezza la profondità delle falde acquifere e in certe condizioni geologiche anche il quantitativo emungibile la cosa comincia a fare una certa impressione.
E quando alcuni rabdomanti specializzati riescono a definire a centinaia di metri nel sottosuolo la qualità chimica dell’acqua e le temperature delle varie falde acquifere si rimane giustamente sbalorditi. E se continuando il cervello del Rabdomante fa con estrema precisione la ricerca a distanza di migliaia di kilometri non di un acqua qualsiasi ma di un acqua termale, individuando con esattezza profondità e temperature cominciamo a comprendere che stiamo parlando di una facoltà straordinaria del nostro cervello.
E come ho premesso il cervello può modificando il programma, modificare anche la sostanza da ricercare e quindi metalli, petrolio etc nella stessa misura in cui si scopre l’acqua. Per spiegare come fa il cervello umano a compiere delle imprese “impossibili” che sembrano fantascienza e che sono impossibili solo per la scienza ma non per il nostro cervello, ci sono due probabili ipotesi. O il cervello emette delle bio frequenze praniche che arrivano fino al punto della ricerca e creano una connessione oppure siamo Noi stessi cellule connesse con tutto l’universo e siamo in continua comunicazione. La rabdomanzia in questo caso funzionerebbe da connettore. In effetti riflettendoci se è possibile fare una ricerca a 12mila km di distanza la domanda che segue è : ma fino dove si può spingere al ricerca ? 100mila km? Un milione di Km?
MOLTO Importante inoltre è sviluppare le tecniche relative al Terzo Occhio e per questo OSHO è sicuramente il miglior Maestro, nel n. 17 di Re Nudo – Relazioni Sessualità (http://www.renudo.it/shop/re-nudo-con-cd/134-re-nudo-17-cd.html ) racconto di come OSHO mi apparve e aprì il mio terzo occhio
Qui di seguito un esempio di prova certificata tratta dal sito www.rabdomanzia.com
DOPO DUE SECOLI DI DISCUSSIONI E’ ACCADUTO UN FATTO STORICO:
L’ECCEZIONALE SFIDA TRA SCIENZA E PARANORMALE CERTIFICATA SCIENTIFICAMENTE…
Qui la Relazione ufficiale del Politecnico di Torino che conferma lo straordinario successo di grande valore sia storico che scientifico delle ABILITA’ EXTRASENSORIALI del cervello del Rabdomante (bio computer) messe a confronto con le apparecchiature scientifiche:
il computer e le migliori e moderne tecnologie geologiche….
Il cervello dell’Uomo diversamente dalla famosa sfida a scacchi questa volta VINCE in modo “eclatante” sul computer …
La scienza ed i computer, secondo le conoscenze attuali, potrebbero raggiungere i risultati ottenibili con queste speciali abilità della Mente tra 100 anni !!!
L’ARENA della Sfida avvenuta tra Scienza e Paranormale era situata nel Comune di Valdieri in un progetto finanziato dalla Regione Piemonte. Progetto che doveva realizzare un grande sogno accarezzato per anni, scoprire le preziose Acque Termali nella Piana di VALDIERI. In questa piana si è svolta la storica e grande sfida del cervello del rabdomante contro le migliori apparecchiature scientifiche. SFIDA che per la prima volta viene certificata dalla ufficialità scientifica e dalla politica….
SFIDA VINTA DALLA RABDOMANZIA e certificata scientificamente.
Il pozzo eseguito su indicazione geologica è stato TOTALMENTE FALLIMENTARE nonostante la perforazione si sia spinta fino a 800 metri.
Il pozzo eseguito sulle precise indicazioni che ho fornito Io in base alle mie capacità extrasensoriali (rabdomanzia) ha ottenuto un successo con una percentuale di successo del 100% SU INDIVIDUAZIONE DEL PUNTO DI PERFORAZIONE, DELLA PROFONDITA’, DELLA QUANTITA’ ED INCREDIBILMENTE HO ESATTAMENTE INDICATO ANCHE LE TEMPERATURE DELLE ACQUE TERMALI…. http://www.rabdomanzia.com/?lang=it_it
Nel libro Manuale di Psicoestesia, ed Tecniche Nuove si spiega in modo approfondito che per mezzo della Rabdomanzia, Radiestesia, Psicoestesia, possiamo con risultati eccezionali eseguire ricerche in campo alimentare con innovative ricette di cucina, erboristico con miscele sinergiche di erbe, profumi, con miscelazione di essenze naturali, creazione di nuove leghe metalliche, plastiche..etc, analisi e ricerche in agricoltura creando nuovi vini…etc eseguire analisi energetiche del corpo…etc. Si apre un Mondo che non avreste mai immaginato e tutto applicando un semplice segreto, le giuste tecniche ed il giusto metodo ma è importantissimo ricordarsi che il nostro cervello è un meraviglioso Biocomputer.
Cosa facciamo se con il nostro computer di casa vogliamo fare grafica ? Compriamo un programma di grafica. Cosa dobbiamo fare se vogliamo che il nostro bio computer, il cervello scopra per Noi quanto desideriamo scoprire? Dobbiamo creare un programma ad hoc.
Quando Noi creiamo un programma nel nostro cervello dobbiamo che sarebbe il software, dobbiamo parimente potenziare anche l’Hardware e per farlo abbiamo bisogno ti tecniche di tipo Yoga ed in particolare di respirazione. Il respiro veicola il Prana e ci permette di accumulare energia nel nostro corpo e potenziare i nostri circuiti Bio energetici.
QUI ALCUNE TECNICHE TRATTE DAL LIBRO:
“MANUALE DI PSICOESTESIA, SCOPRI IL GENIO CHE E’ IN TE”
Kapalbhati, il cranio lucente
Kapalbhati – che la prima volta sarebbe consigliabile eseguire sotto una guida esperta – ve la spiegherò non solo com’è descritta nei testi, ma cercando di trasmettervi i miei trent’anni d’esperienza, trent’anni di applicazione di queste pratiche con variazioni e affinamenti per sviluppare, potenziare e controllare l’energia mentale.
Questa pratica (più leggera di Bhastrika che vedremo più avanti) si esegue mettendo l’enfasi sull’espirazione e lasciando l’ispirazione spontanea, non forzata ma comunque rapida.
Se espiriamo con un misurato vigore, rilasciando spontaneamente la contrazione dell’espirazione forzata, i muscoli in modo naturale immettono (attraverso l’ispirazione) aria nuova dentro di noi. Questa respirazione è veloce, le raffiche di espirazione e di ispirazione si susseguono con un certo ritmo; un ritmo che può essere più rapido o più lento, con un respiro più profondo o più leggero.
La pausa: l’importanza del recupero nel Kapalbhati
Durante la pratica Kapalbhati, respirando veloci, produciamo un’iper-ossigenazione. Durante la pausa tra le varie esecuzioni il livello di ossigeno e CO2 si riequilibra tornando alla normalità; in questa fase dobbiamo concentrare l’energia pranica che il respiro ha veicolato dentro di noi.
Quando saremo più esperti la pausa diverrà “ritenzione del respiro” ed eseguiremo delle “banda” (chiusure utili nel controllare l’energia generata dalla pratica). Per ora semplicemente restiamo osservatori, vediamo che il respiro si sospende per alcuni istanti, lasciamo che avvenga la naturale sospensione del respiro. Quando ciò accade spontaneamente, senza forzarlo, restiamo semplicemente rilassati, sorridenti e osserviamo le reazioni del nostro corpo.
In una variazione più avanzata della tecnica descritta, in alcuni testi viene consigliato di porre il dito medio al centro delle sopracciglia, il pollice a lato della narice destra e l’anulare alla narice sinistra. Questa forma di respirazione è alternata: il pollice e l’anulare chiudono alternativamente la narice destra e la sinistra durante le raffiche. Da ogni narice facciamo un’espirazione e un’ispirazione, poi la chiudiamo e passiamo velocemente all’altra narice. Anche in questo caso le variazioni sui ritmi e l’intensità corrispondono tanto per fare un esempio ad ascoltare musica rock, soul, classica. Ricordiamoci che quello che facciamo è “arte”, in questo caso arte del respiro.
Kapalbhati per esperti
Una volta raggiunta la padronanza della tecnica, allunghiamo il tempo della pratica finché sentiremo avvenire delle modificazioni energetiche dentro il nostro organismo. Durante la seduta per “avanzati” possiamo portare la nostra consapevolezza ai vari punti vitali del nostro organismo. In Oriente questi particolari punti vengono chiamati chakra ed è lì che noi dobbiamo incanalare l’energia sviluppata con la respirazione di Kapalbhati.
Vi consiglio inizialmente di portare l’energia ai due punti più bassi dell’addome, collegati all’energia sessuale, per un motivo di sicurezza che vi spiego. Quando noi portiamo molta energia nei centri energetici del nostro organismo, potremmo non essere pronti a gestire le reazioni psico-energetiche che avvengono come conseguenza delle pratiche. Con l’energia sessuale abbiamo più dimestichezza ed essendo un piano con una componente più materiale (rispetto agli altri piani che potremmo definire di un’energia più esoterica) non corriamo rischi. Inoltre non penso vi dispiaccia aumentare di molto la percezione del piacere sessuale, rinnovare il vostro rapporto, portare l’unione sessuale a livelli più alti. L’importante è non fermarsi solamente al piano sessuale: una volta ottenuta la padronanza delle nostre pulsioni sessuali è arrivato il momento di salire verso altri chakra. Anche scegliendo questo comodo e piacevole sentiero (che potrà darvi forti sensazioni di amore e piacere) è meglio comunque non strafare, il cammino energetico richiede gradualità e armonia.
Altro aspetto importante: se non vogliamo portare l’energia sessuale sviluppata verso l’appagamento dei sensi, la possiamo utilizzare direttamente per i nostri scopi di lavoro. Dopo una prima fase di “appetito sessuale” l’energia trova altre strade che saremo noi a indicare.
Prima di iniziare Kapalbhati, portiamo la consapevolezza del respiro no a un punto che si trova tra l’ano e i genitali, sentiamo questa piccola nocciolina (muladhara chakra) e in seguito anche il punto appena al di sopra dei genitali (svadhistana chakra) nel pube. Per alcuni ricercatori scientifici della sessualità maschile questa nocciolina rappresenterebbe il punto g nell’uomo
Respirando attraverso Kapalbhati portiamo la nostra consapevolezza dapprima alle narici e al respiro e poi al muladhara (la nocciolina). Per esperimento possiamo anche immaginare ed eseguire una respirazione che ci ricorda il leggero ansimare dell’amplesso, il resto lo lascio alla vostra fantasia, ma ricordiamoci sempre l’attitudine al sorriso.
Qualsiasi piacere e qualsiasi appagamento derivano dalla consapevolezza, dalla capacità di ascoltare e di conoscere se stessi senza tabù, ma per la naturale essenza che ci ha creato.
Bhastrika, il mantice del fabbro
Diversamente da Kapalbhati, l’ispirazione e l’espirazione in Bhastrika sono entrambe forzate anche se è bene dare la nostra prima attenzione all’enfasi, all’ispirazione che inizia la pratica. Essendo più forte come tecnica Bhastrika va eseguita con cautela, iniziando in modo molto dolce e leggero. A maggior ragione questa pratica va eseguita la prima volta sotto la guida di un esperto. Come per Kapalbhati si può eseguire anche con la respirazione alternata, chiudendo di volta in volta con le dita una narice.
Bhastrika, che letteralmente significa “mantice del fabbro”, ci permette di immagazzinare molta energia nel nostro corpo, per questo va eseguita gradualmente senza strafare.
Se vogliamo ottenere ottimi risultati per la mente, il respiro deve essere una tecnica gentile, raffinata, compiuta con grande consapevolezza, diversamente otterremmo solo l’aumento delle nostre capacità subacquee. Alle volte vediamo le persone che fanno yoga assumere posizioni molto difficili per un occidentale: vi farà piacere sapere che esse non sono per niente indispensabili, quel che serve è ben altro. Avete mai visto un contorsionista del circo illuminato o spiritualmente evoluto? La posizione, senza l’ausilio della consapevolezza e del lavoro energetico, lavora quasi esclusivamente sul piano fisico.
Tecnica del movimento biomagnetico e della sublimazione del senso del tatto
Inizio da questa pratica, il movimento biomagnetico che ho inventato molti anni fa durante le quotidiane pratiche di respiro. Forse però sarebbe meglio dire che l’ho ricevuto in dono, se è vero quando si dice: “Tutto è scritto, tutto è nell’aria”, preferisco pensare che questa tecnica mi volasse intorno e che io mi sia limitato a prenderla al volo.
Con questa pratica svilupperemo e utilizzeremo molta energia biomagnetica attraverso un percorso del sentire e dell’agire dove il senso del tatto ci offrirà il contatto percettivo del nostro corpo con l’energia. Questa è l’esperienza che ci porterà alla sublimazione del senso del tatto superando i nostri con ni della percezione comune.
Carichiamo di energia il nostro corpo, magnetizziamolo con le pratiche di respiro che abbiamo imparato. Durante le pause tra una sessione di respiro e l’altra, quando pensiamo di essere abbastanza carichi di energia alziamoci in piedi e immaginiamo che le nostre mani diventino legge- re e comincino ad alzarsi. La tecnica inizierà a funzionare veramente da quando il fenomeno avverrà senza il diretto controllo della nostra volontà sulla gestualità; il movimento corretto lo potremmo definire semi-involontario. Più impareremo a sviluppare il magnetismo, più le mani si alzeranno come mosse da una forza magnetica invisibile, ma così forte e così evidente che ci stupirà.
Non dobbiamo avere fretta, godiamoci ogni passo come se stessimo facendo una passeggiata in montagna; abbracciamo la bellezza di tutto il percorso senza l’ansia di arrivare in vetta. Prima che le mani inizino a muoversi possiamo sentire su di noi e sulla nostra pelle l’energia del luogo dove siamo (mare, montagna, fiume o semplicemente in casa), sentiamo la musica prodotta dall’energia della casa e danziamo con lei.
Le nostre mani si muovono al suono dell’energia. Ricordiamoci che stiamo utilizzando l’arte della percezione attraverso il tatto e l’arte dell’armonia attraverso il sorriso. Il potere del sorriso, a cui forniamo una piccola parte dell’energia che sviluppiamo, ci arricchisce armonizzando il nostro essere con l’energia cosmica. Attraverso il contatto sorridente e consapevole del nostro “sé” con l’ambiente che ci circonda, impariamo ad attingere la nostra forza dall’eterna sorgente energetica che alimenta ogni cosa. Questo contatto ci permetterà di creare una connessione, un Io diretto con l’energia sorgente alla quale potremmo attingere anche in “modo diretto”. Assorbiremo tanta energia quanta ne riusciremo a incanalare secondo il nostro grado di evoluzione.
Il pianto (diversamente dal sorriso) per quanto dotato di una “naturale” utilità è disarmonico, anche se liberatorio. Il pianto è caotico e disarmonico per sua natura e nel cammino energetico esso non è la via maestra verso l’evoluzione, ma piuttosto un’emergenza, un salasso terapeutico di natura non ematica ma idrosalina. Nel pianto percepiamo un senso di svuotamento, esso funge da valvola di sfogo, ma nel farlo consumiamo molta energia.
Con il sorriso diveniamo carichi di energia positiva, con il pianto ci svuotiamo. Certo, dopo il pianto spesso c’è la quiete, ricordando uno dei poeti più rappresentativi del nostro paese potremmo chiamarla “la quiete dopo la tempesta”. Potendo scegliere però, io preferisco “il sorriso sole” piuttosto che naufragare in un “pianto tempesta”…
Maurizio Armanetti Docente di Psicoestesia, Rabdomanzia, Radioestesia – Libera Università Italiana degli Studi Esoterici “Achille D’Angelo – Giacomo Catinella” dipartimento dell’UniMoscow Imperial Academy of Russia – Saint Nicolas Moscow University LECCE. http://libuniesoterica.it/ Presidente della società specializzata in Ricerche Idriche Luni Ricerche srl http://www.armanettimaurizio.net/