SANNYAS – IL RISCHIO PIU’ GRANDE
Intervista con Veeresh, terapista innovativo e fondatore di Osho Humaniversity in Olanda
Di Chandrika
Nel percorso della sua vita, Veeresh – il cui nome significa “Beatitudine al di la’ della Paura”, ha compiuto tanti passi per andare al di là delle sue paure. In questo dialogo con Chandrika, direttrice esecutiva e trainer dei terapisti all’Osho Humaniversity, Veeresh spiega come superare la paura implica anche il dover affrontare dei rischi, e come questa attitudine di vita lo abbia portato a diventare se stesso.
Chandrika: Vereesh, cosa vuol dire rischio per te?
Veeresh: Mi vengono in mente molte parole come sfida, coraggio, lanciarsi, forti emozioni, pericolo. In questo senso il significato di “rischio” è associato con il pericolo di vita, come gli sport estremi. Per esempio se ti arrampichi sull’Himalaya, rischi la tua vita.
C’è anche un altro aspetto che e` ugualmente importante, ed è prendere posizione e scegliere l’amore. Per cui una parte è nel dire sì, mentre l’altro è nel trattenere il respiro. Chiedere un appuntamento per incontrare qualcuno che ti piace tanto è abbastanza un rischio – lei potrebbe accettare e dire di si (risata) oppure potrebbe dire “no” e vieni rifiutato.
Ogni volta che sono con la mia amata e ascolto il mio cuore, la mia anima, i miei genitali, il mio corpo esplodere e mentre mi abbandono, c’è una piccola voce che arriva e dice “Stai attento, Veeresh (risate) lei potrebbe lasciarti!”. E’ come un vecchio disco che va avanti nella mia mente, mentre lasciarmi andare, lo sciogliermi per andare al di là di questa paura succede ogni volta che faccio l’amore.
Salto, e subito sento una voce interiore che dice “Stai attento!” e poi mi lascio andare. Il rischio è una sfida – è energia per andare avanti. Niente rischio, niente guadagno! Quando esci dalla zona sicura, la zona di comfort, non sai cosa accadrà, i risultati possono essere imprevedibili!
C: Qual’ è stato il più grosso rischio della tua vita?
V: Ho corso molti rischi che hanno messo in pericolo la mia vita. Quando osservo tutto quello che ho fatto e tutto quello che mi è successo, tutta la follia della mia vita, il più grande rischio che ho corso è stato scegliere di vivere in consapevolezza invece di essere in reazione nei confronti dell’esistenza. Ho dovuto guardare in profondità dentro me stesso e scoprire cosa voglio dalla vita. Non posso più ignorare la mia realtà. Quando divento consapevole di qualcosa che non mi piace, devo cambiarlo. Ecco quello che considero il più grande rischio della mia vita. Decidere di vivere in consapevolezza – e Osho questo me l’ha mostrato.
C: Quindi rischio vuol dire anche impegno?
V: Se decidi di scalare l’Himalaya e sei consapevole di tutti i pericoli coinvolti, sarà meglio che tu sia impegnato con dedizione a quello che stai facendo, altrimenti fallirai. Fai meglio a prepararti, focalizzarti totalmente a dare tutto te stesso per quest’obiettivo altrimenti dai per scontata la tua vita. Richiede impegno mettersi davanti a una persona e dire “ Voglio un appuntamento!”, essere onesto con te stesso ed esprimerti dicendo “ Si, questo è quello che mi piacerebbe!” invece di nasconderlo. Sì, ci vuole dedizione a essere onesto con te stesso. Rischiando dichiari al mondo chi sei e che direzione hai scelto nella vita. Chandrika, tu lo vedi come un impegno?
C: Se accetti il rischio di vivere la tua vita con consapevolezza significa che prendi un impegno con te stesso di continuare a guardarti dentro. E penso che questo sia Sannyas, alla fine.
V: Sì, è il rischio di essere se stessi, di scoprire se stessi, e poi prendere l’impegno di muoversi partendo da questa consapevolezza.
C: Così crei la tua vita nel modo più bello possibile
V: il diventare un Sannyasin è stato il rischio più grande.
C: Penso che finché Osho era con noi, si andava avanti sotto la sua guida. Da quando ha lasciato il corpo siamo stati lasciati a noi stessi. E ora – cosa stiamo creando?
V: Andremo a scoprire il maestro dentro di noi, e a illuminare il mondo intero di amore. E’ un grande rischio da prendere e tante persone non sono pronte a questo.
C: Qual è la differenza tra rischio, paura e saltare nell’ignoto?
V: Osservo le paure che la gente esprime nei gruppi. Non è la paura esistenziale. Non è la paura del “ Qui e Ora”. Per esempio una persona è stata morsa da un cane quando era piccola, e adesso ogni volta che vede un cane ne ha paura. Questa paura è associata al passato.
Il fattore rischio è nell’essere qui e ora. E` possibile per esempio avere paura per un paio di anni prima di decidere se fare un salto oppure no, ma è solo nel “qui e ora” che il rischio accade. Questa è la grande differenza. Puoi avere paura di accarezzare un cane, accettare il rischio e iniziare a farlo, sapendo che non tutti i cani ti morderanno, e scoprire che “ Oh, va tutto bene”. Sei andato oltre la sfida, oltre la ricerca. Hai scoperto qualcosa di più profondo del rischio reale, cioè il salto nell’ignoto. (risate) Colombo ha corso il rischio di cadere dai confini del mondo. (risate) Ha avuto paura dell’ignoto ed ha finito per scoprire un nuovo mondo!
C: C’è sempre qualche paura quando si rischia qualcosa?
V: Sì, se vai al di là della tua zona di comfort. Lì tutto è sotto controllo – proprio come vuoi – e all’improvviso ne esci fuori … è impegnativo, audace, ti scuote. Il rischio coinvolge la paura, paura del rifiuto, paura di non avere successo, paura di buttarsi giù. Parlo soprattutto dei rischi in termini di relazioni interpersonali. Ci sono molti altri livelli, ma questo è ciò a cui mi riferisco specificamente.
Se diventi consapevole di non essere felice di ciò che stai facendo e di come stai vivendo, è un grande rischio cambiare. Non sarà comodo, per usare un eufemismo. Potrebbe volerci tanto lavoro. Fare quello che vuoi fare in questa vita è il vero rischio.
C: Lavori con tantissime persone diverse. Qual è secondo te la loro sfida più grande?
V: Lavorare con me è un buon inizio, perché io mi aspetto che rischino e che riconoscano le loro paure, la loro rabbia, il loro dolore, e il loro bisogno di amore. Voglio che vedano tutto cio`in modo che non diventi un handicap nel loro futuro. E’ un lavoro piuttosto impegnativo.
Partecipi ai miei gruppi e in qualunque area tu non stia andando bene, voglio che tu migliori, che eccelli, che cambi. Perciò se hai una paura, voglio che tu ti confronti e osservi questa paura. Se hai un dolore, voglio che tu lo esprima. Se hai della rabbia, voglio che tu la lasci andare. Quindi è un po’ rischioso venire a lavorare con me. Ti sfiderò a guardare tutto.
C: Credo che questo sia il motivo per cui le persone vengono alla Humaniversity, perché vogliono cambiare.
V: “No bullshit”, parlare chiaro, è il momento di darsi da fare. E’ un buon approccio. Mi piace il nostro approccio.
C: E dai alle persone anche un sacco di attenzioni, te ne prendi cura!
V: Certo, altrimenti non funziona. Li rassicuro costantemente dicendogli che sono amabili e non sono un problema, questo porta equilibrio!
C: Li spingi a centrarsi su loro stessi e ricadere nel Se, riscoprendo se stessi.
V: So che loro hanno l’energia, solo che si contengono, quindi io li spingo. Questo è il mio lavoro: farli andare oltre le loro paure e le limitazioni autoimposte – la loro zona di comfort – cosicché possano scoprire il loro potenziale, la capacità di amare.
C: Qual è la differenza tra sentirsi bene e realizzati – e la zona di comfort?
Se rischi veramente, ti realizzi facendo quello che vuoi, non è anche questo un risultato che ti mantiene nella zona di comfort?
V: Un risultato è basato sull’insicurezza e l’altro invece sull’evoluzione, sullo sviluppo, l’esplorazione.
Secondo me questo è l’aspetto fondamentale della vita: ti guardi ogni giorno allo specchio e ti chiedi “ Chi sono oggi? Dove sto andando?”. L’altra via è organizzare tutto in modo da sentirti sicuro – hai la tua relazione, hai il tuo lavoro, hai tutto a posto, e poi all’improvviso ti accorgi che la vita non è piena ed emozionante. Hai tutto sotto controllo! Questa zona di comfort non è poi così comoda – è noiosa, monotona e grigia.
C: Vedi una differenza rispetto a come gli uomini e le donne assumono rischi?
V: Storicamente i sessi sono stati condizionati a correre dei rischi specifici. Dagli uomini ci si aspetta che vadano in guerra e si ammazzino l’un l’altro. Dalle donne ci si aspetta che stiano a casa, a fare bambini ed essere fedeli. La Storia, è la storia di lui, non di lei. La Storia di lei ha bisogno di essere raccontata, e penso che questo stia iniziando a succedere. Nei paesi musulmani le donne stanno iniziando a parlare, stanno dicendo “Basta abuso!”. Così corrono un grande rischio, il rischio della morte solo perché rivelano che a loro non piace quello che accade nelle loro vite.
C: Penso che uno dei rischi più grandi che esistono sia l’arrendersi a se stessi..
V: Il più grande rischio nei gruppi è accettare finalmente, dopo tutte le catarsi e la risoluzione dei problemi, di essere una persona amabile. E’ così facile richiudersi nella propria storia e in tutti i vecchi schemi.
Assumersi la responsabilità di dire “sono amabile”, “non c’è niente di sbagliato in me”, o “io sono ok”, non è una scelta da poco. Ecco cosa intendevo prima nel dire che diventare consapevoli comporta il rischio più grande. “ Wow, ogni volta che apro il mio cuore provo una grande emozione e paura di non sapere quello che accadrà`”. Potrei essere rifiutato, potrei venire ferito… tante storie mi passano per la mente. La sfida è andare oltre. La vita è un rischio che vale la pena correre.
C: Molte grazie Veeresh.
V: Non c’è di che.
CHI ERA VEERESH
Veeresh ha fondato l’ Osho Humaniversity in Olanda. E’ stato un terapista innovativo e un insegnante ispirato che con il suo lavoro e personalità ha toccato molte vite. Il suo approccio stimolante e creativo ha permesso alle persone di progredire dai limiti autoimposti, raggiungendo una nuova consapevolezza e una rinnovata fiducia in se stessi.
Per Veeresh, le più grandi arti umane sono quelle dell’amore e dell’amicizia. Per questo ha sviluppato una comunità e una terapia in cui l’amicizia è il massimo valore. E’ stato anche un pittore prolifico e ha prodotto la musica di “Veeresh e la Humaniversity sound”. Ha creato molte strutture terapeutiche, incluse la AUM Meditation e tutte le Meditazioni Sociali.
Trasformare la dipendenza nella professione di guaritore.
Veeresh, all’anagrafe Denny Yuson-Sanchez, e nato a New York nel 1938. Dai 14 ai 28 anni è stato dipendente dall’eroina. Dopo molti trattamenti falliti, nel 1967 è entrato nella Phoenix House, un nuovo e innovativo programma di riabilitazione dalla droga. Lì ha guarito la sua dipendenza e si è specializzato in terapia sulle dipendenze. Nel 1970 fu invitato a Londra a condurre la prima Phoenix House fuori dagli Stati Uniti. E’ diventato un terapista di successo e ha iniziato a condurre gruppi di crescita personale.
L’incontro con Osho
Nel 1974 Veeresh incontrò Osho a Pune, in India. Fu profondamente mosso dalla filosofia di Osho e ricevette il nome “Anand Veeresh” – Beatitudine al di là della Paura-. L’anno dopo Veeresh fu invitato all’Aia dal governo olandese a dirigere un training sulle dipendenze creato apposta per terapisti specializzati in questo campo. La connessione con Osho lo ispirò a portare il suo lavoro a sempre più persone. Nel 1978 nacque così quella che è conosciuta oggi come l’OSHO Humaniversity, un istituto indipendente, con programmi residenziali e non, per la crescita personale e di training professionale, situato sulla costa nord dell’Olanda. Osho stesso chiese a Veeresh di formare i migliori terapisti del mondo. Da allora ha formato e insegnato a centinaia di terapisti, influenzato migliaia di persone attraverso il suo lavoro, sempre guidato dal principio che “l’Amore è sempre la Risposta”.
“Dopo tutti questi anni, ho imparato ad essere il maestro della mia vita, di me stesso. Mai limiterò la vita di un altro. Ho scoperto l’arte di amare e di essere amato. Cio` mi rende completo”. * Veeresh
Veeresh ha lasciato il corpo il 27 gennaio 2015
Oggi il suo lavoro continua ed e` portato avanti da un team di terapisti formati da Veeresh, alla Osho Humaniversity di Egmond aan Zee, Olanda.
*traduzione in Italiano, originale “After all these years, I have learned to be the master of my life, of who I am. Never do I want to be the master of someone else. I have discovered the art of how to love and to be loved in return. This makes me complete.” Veeresh
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