Osho – Religione e religiosità
Raramente la religione è esistita in quanto fenomeno sano. Accade solo quando un Buddha, un Cristo, un Krishna o un Kabir camminano sulla Terra; altrimenti, la religione è una patologia, una malattia, una nevrosi. Chi ha realizzato la religione tramite il suo essere ne ha una comprensione totalmente diversa da chi imita gli altri, costui non ha alcuna comprensione. La verità non può essere imitata; non puoi diventare autentico trasformandoti in una fotocopia. La verità è originale e, per raggiungerla, anche tu devi diventare originale.
Essa non si ottiene seguendo qualcuno, ma comprendendo la propria vita. La verità non è racchiusa in alcun atto di fede, in alcun argomento; è nel centro più profondo del tuo essere, nascosta in quanto amore. La verità non è logica, non è un sillogismo, bensì un’esplosione d’amore. E ogni volta che la verità esplode in te, consegui una visione della vita, di Dio, della religione, totalmente diversa: i tuoi occhi hanno una qualità diversa, una chiarezza, una trasparenza differenti. Quando la tua mente è offuscata da pensieri mutuati dagli altri, ciò che chiami religione non è tale, è solo un sogno. A causa di questa differenza fondamentale una persona che imita è patologica: un cristiano è malato, come lo è un hindu. Krishna è sano, incredibilmente sano, e altrettanto Cristo.
Quando Cristo dice qualcosa, lo ha conosciuto; non sta ripetendo qualcun altro, non è un pappagallo: è la sua realizzazione personale e diretta, e questo fa la differenza. Quando diventi un cristiano, ripeti Cristo. A poco a poco, diventi sempre più simile a un’ombra. Perdi il tuo essere… perdi te stesso; non sei più vero, reale, autentico.
Un cristiano è già morto, e la religione implica una rinascita. Certo, è anche una crocifissione: il vecchio deve morire per permettere la nascita del nuovo, ma se segui una fede morta, un dogma, una chiesa, non permetti mai al vecchio di morire… né permetti mai al nuovo di nascere. Non corri rischi, non ti addentri mai nel pericolo.
Quando Cristo affronta il suo essere, agisce pericolosamente; sta correndo un grande rischio, si addentra nell’ignoto. Proprio l’altra sera, dando l’iniziazione a un ragazzo, gli ho detto di cercare l’ignoto; mi ha risposto: “ Ma perché? E come? Come posso cercare l’ignoto? Come posso mettermi alla ricerca di ciò che non conosco?”.
Noi cerchiamo solo ciò che conosciamo. Ma se cerchi solo il conosciuto, non conoscerai mai Dio, poiché non lo conosci. Se cerchi il conosciuto, girerai in tondo, nel solito solco; diventerai meccanico. Cerca l’ignoto, perché in tal modo uscirai dal solco, dalla vita meccanica e ripetitiva.Ma anche quel giovane ha ragione, quando chiede: “Come posso cercare l’ignoto?”.
Abbandona il conosciuto, non aggrapparti a ciò che conosci, e attendi l’ignoto.
Se non ti aggrappi al conosciuto, se lo metti da parte, l’ignoto si manifesterà spontaneamente: sta aspettando alla porta, ma tu sei così pieno del conosciuto che non c’è spazio per l’ignoto; vorrebbe diventare tuo ospite, ma il padrone di casa è interessato solo a ciò che già conosce» così preso dal conosciuto che non è neppure libero di dare un’occhiata all’ignoto.
Certo, posso capire la sua domanda: come cercare l’ignoto? Infatti, qualsiasi cosa tu cerchi sarà il conosciuto. La mente non può cercare l’ignoto, quindi è proprio lei l’ostacolo, la barriera; la mente può solo mettersi alla ricerca del conosciuto, lo fa in continuazione, è ripetitiva.Ecco cos’è la meditazione: la Via, l’arte di lasciar cadere la mente… almeno per qualche istante, così da poter dare un’occhiata all’ignoto, senza sapere dove stai andando.
Eppure quelli sono i momenti più belli: quando non sai dove stai andando, non sai chi sei, qual è la rotta, la meta… Quando il sapere non esiste. Allorché il sapere non esiste, ecco l’amore. Il sapere è contro l’amore. Le persone colte non possono amare… E coloro che riescono ad amare non sono mai colti. L’amore ti rende saggio, mai colto. Il sapere ti rende furbo ed esperto, mai amorevole. Il conosciuto è la mente, l’ignoto è Dio. E Gesù dice: “Dio è amore”
L’amore giunge attraverso l’ignoto, con l’ignoto, come sua parte. Per entrare nell’ignoto occorre coraggio, un coraggio straordinario. Per aggrapparsi al conosciuto non occorre alcun coraggio: qualsiasi codardo può farlo, solo i codardi lo fanno.
Quando diventi cristiano, sei un codardo; quando diventi musulmano, sei un codardo; quando diventi hindu, sei un codardo. Quando diventi religioso, sei incredibilmente coraggioso: ti incammini verso l’avventura, cerchi l’ignoto, ti addentri nell’inesplorato, in ciò che non è mai stato misurato né può esserlo. C’è il rischio che ti possa smarrire, potresti non ritornare mai più, potresti perdere ogni controllo; potresti impazzire: questo è il prezzo che bisogna pagare per la religione autentica.
La gente ha paura, per questo si aggrappa a falsi surrogati: il cristianesimo, l’induismo, l’Islam… Questi sono falsi sostituti, a buon mercato, acquisibili ovunque.
Non devi fare nulla: sei nato in una particolare famiglia e diventi cristiano, sei nato in un’altra famiglia e diventi hindu. Non hai fatto nulla di nulla, non hai scelto nulla consapevolmente, non ti sei mosso di un centimetro. Non c’è stato alcun pellegrinaggio, non hai ricercato.
In quei casi, ovviamente, la religione diventa solo un’etichetta, e queste etichette diventano patologiche. Come mai? Perché la tua realtà interiore e l’etichetta sono totalmente diverse. Scruta a fondo in un hindu, in un musulmano, in un cristiano, in un giainista, in un buddhista, e scoprirai che cambiano solo le etichette; in profondità, esiste lo stesso essere umano.
E queste etichette creano problemi.Nel Vangelo è detto: “Ama il tuo nemico”, ma tu non riesci ad amare nemmeno l’amico.
Non riesci ad amare nemmeno te stesso, e Gesù dice: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Se non riesci ad amare neppure te stesso, come puoi amare il tuo prossimo? E Gesù dice: “Ama il tuo nemico”, ma tu non hai ancora imparato come amare il tuo amico o la persona che ami. Non conosci le vie dell’ amore. Ebbene, cosa farai? Fingerai, diventerai un ipocrita, un’entità falsa.
Questa è la patologia: diventerai duplice. In profondità sarai una cosa e in superficie continuerai a fingere qualcos’ altro. Dentro di te ci sono lacrime, ma in superficie sorridi; questo ti lacererà. Ecco cos’è la schizofrenia, la personalità dissociata. Questa è la radice di tutte le nevrosi, il fattore scatenante.Dunque, la religione è diventata patologica: basata sull’imitazione, la religione crea patologia, un mondo nevrotico.
Realizzata in modo autonomo, in prima persona, la religione ti dona ottima salute, benessere, celebrazione della vita, gioia ed estasi. Questi due diversi tipi di religione vanno compresi a fondo. Se la tua religione è solo presa in prestito, creerà problemi nella tua vita: infatti, sarà contro la vita. A ogni istante, la percepirai in antagonismo: ti trasformerà in un masochista, comincerai a torturarti, perché ti troverai sempre in conflitto con la tua religione. Che fare? Ti sentirai in colpa. Ogni istante della tua vita diventerà un istante di colpa. Qualunque cosa fai, persino sorseggiare una tazza di tè… ci sono religioni che ti fanno sentire in colpa per un gesto così innocente! Nell’ashram del Mahatma Gandhi il tè era proibito. Se qualcuno veniva sorpreso a berlo, era punito: doveva digiunare un giorno o due.
Ebbene, persino una cosa innocente come il tè può creare sensi di colpa; che dire delle altre cose? Prendi una cosa qualsiasi e troverai una religione che la condanna. Queste condanne non ti permettono di vivere una vita piena. E quando non puoi vivere una vita piena, se non puoi vivere al massimo, non conoscerai mai cos’è Dio perché Dio può essere contattato solo nella pienezza: quando la tua fiamma è vivida, quando la tua torcia arde da entrambe le estremità e tu sei un fuoco di energia pulsante.
Solo quando sei nelle condizioni ottimali, al massimo, sulla vetta, avrai il primo bagliore di Dio: quando sei al massimo, quello è il primo passo verso Dio. Abraham Maslow ha ragione quando dice che le esperienze delle vette rendono un uomo sano, e che solo un uomo sano può avere simili esperienze, da lui definite “esperienze di picco”.
Si, ha ragione. Ogni volta che puoi conoscere una vetta, che riesci a immergerti totalmente nel momento, la porta si apre. Al culmine della tua esperienza, quando sei in un crescendo, tocchi i piedi del divino. Ecco perché il Tantra dice: facendo l’amore, quando il tuo orgasmo è totale, quando tutto il tuo essere è coinvolto, ogni fibra del tuo essere vibra e pulsa, tutte le cellule del tuo corpo sono vive, totalmente vive; allorché diventi un oceano, sei semplicemente perso e non sai dove ti trovi; quando tutti i confini si sono dissolti, in quel momento di orgasmo hai il primo bagliore del divino, del satori, del samadhi, del nirvana. D’altra parte, in qualsiasi situazione, se riesci a raggiungere la vetta, avrai un bagliore del divino.
Purtroppo, le tue cosiddette religioni non ti consentono alcuna vetta. Ti storpiano, ti paralizzano, ti rattrappiscono; ti permettono solo di vivere al minimo.
Ecco cos’è la rinuncia: vivere al minimo. Si devono soddisfare solo i bisogni primari. Le tue cosiddette religioni non ti insegnano a traboccare: ti insegnano solo a diventare sempre più limitato; ti rendono un cunicolo angusto. La religione autentica ti renderà aperto, sconfinato come il cielo e sarà inevitabilmente positiva. Kabir dice: “lo non sono per la rinuncia” . Se Dio crea il mondo, è meraviglioso. Se il mondo viene da Dio, è bellissimo; non può essere una punizione, ma una ricompensa.
Questa è un’affermazione estremamente rivoluzionaria: il mondo non è una punizione, ma una ricompensa; Dio non ti ha gettato in una cella cupa e lugubre» una celebrazione. Dio ti ha amato al punto che ha creato questo mondo per te, affinché tu possa giocarci, possa celebrarlo: é una celebrazione.
Pubblicato nel numero 94 di Re Nudo
Tratto da: L’ESSENZA SEGRETA