L’arte di lasciarsi sorprendere
Intervista a Prembodhi Montano, tarocchista, astrologo, autore de ‘Il Tarocco Intuitivo’.
Re Nudo: Quale è stato il tuo percorso con i Tarocchi?
Credo si essere nato con i Tarocchi nel sangue ma me ne sono accorto solo a trent’anni! Da bambino giocavo da solo col mazzo delle carte da briscola e nella grande innocenza di quell’età riuscivo a pescare sempre la stessa carta, se volevo – sette, otto, dieci volte. Mi sono inventato questo gioco che avrò avuto dieci anni, e ci credevo e sapevo che era una magia – e credendoci la facevo succedere! Poi mi sono messo in testa che ci doveva essere la carta del Si’ e la carta del No. La carta del ‘Si’’ si chiamava Rama – guarda un po’ – ed era l’Asso di Denari. La carta del ‘No’ era invece l’Asso di Bastoni e si chiamava chissà perché Gus. Rama voleva dire ‘si’’, Gus voleva dire ‘no’. Cosi’ davo risposte alle mie tante domande. E così è cominciato un dialogo con me stesso che non è più finito.
Ecco, credo che l’essenziale, il nocciolo del Tarocco Intuitivo fosse già presente in questo gioco, in questo dialogo, direi oggi, tra la mente e l’anima. Poi, con i bambini del pianterreno abbiamo creato una nostra società segreta con i suoi riti di iniziazione dove venivamo bendati e dovevamo superare delle ‘prove’ – mangiare una cosa molto amara, mi ricordo, starsene da soli nel buio, beccare un ceffone… Era un gioco che avevamo creato da noi, non ce l’aveva insegnato nessun ragazzino più grande. Ci inventavamo le iniziazioni e le prove, i piccoli atti di psicomagia man mano che il gioco progrediva.
Il gioco dei Tarocchi e un feeling per l’esoterismo mi accompagnano quindi da sempre, ma fino ai trent’anni, così come è successo per tante altre cose, li ho semplicemente ignorati, preso com’ero dal movimento politico e controculturale dal ’68 in poi. In realtà ignoravo qualcosa di più, ignoravo me stesso – la mia anima, il mio daimon, il mio destino.
Quando sono arrivato a Puna dagli Stati Uniti alla fine del 1975 per unirmi all’ashram e vivere con Osho ‘per sempre’ mi sono portato dietro il mazzo – e la mania – dei Tarocchi, ma non senza una certa ‘cattiva coscienza’. Cosa ci faceva un meditatore, un ricercatore spirituale con un giochino mentale come quello? Ma Osho (a qui tempi, si chiamava ancora ‘Bhagwan’) al contrario delle mie previsioni che erano di venire ferocemente sfottuto, è stato dolcissimo: mi ha chiamato al darshan dicendo di portare il mio mazzo, me lo ha benedetto e mi ha fatto tutto un discorso sui Tarocchi, sul come leggerli, che cominciava così: ‘The Tarot can make miracles if you don’t let the mind interfere.’
I Tarocchi possono fare miracoli!
Fu allora che capii che i Tarocchi per me non erano soltanto un hobby e una mania ma – parte del mio lavoro spirituale. I Tarocchi come sadhana – non ci potevo credere! E qualche mese dopo, durante una memorabie serie di discorsi su Kabir poi pubblicati col titolo The Path of Love che toccò poi proprio a me trascrivere, di nuovo Osho prosegue il discorso cominciando così: ‘Guardate in modo meditativo le carte dei Tarocchi, sono antichi metodi segreti di meditazione…’
I Tarocchi come meditazione!
È così che divento il tarocchista dell’ashram, ‘Tarot-bodhi’, come venivo chiamato. Sera dopo sera, dopo la meditazione kundalini e la cena, eccomi nel giardino del Café Bund o nella mia minicamera in Jesus House col mio mazzo, a guadagnarmi le dieci o le venti rupie per pagarmi il chai, i bidi, il dolcino.
Nel 1978 nasce a Puna l’Intuitive Tarot Group, nel 1979 Re Nudo pubblica la prima storica edizione de ‘Il Tarocco Intuitivo’, nel 1981 ne esce un’edizione pirata in tedesco… La crescita del Tarocco Intuitivo si inserisce nella crescita straordinaria di Puna e del movimento sannyasin in Italia e Germania alla fine degli anni Settanta.
Tantissimi ricercatori, in particolare tantissimi italiani, partecipano agli Intuitive Tarot Groups di Puna in questi anni e vista lo straordinaria abbondanza di nuovi arrivati italiani a partire dal 1978 e la loro generalmente scarsa conoscenza dell’inglese, nel 1979 partono i seminari ‘solo per Italiani’. Ancora oggi girando per l’Italia incontro tanta gente che ha cominciato coi Tarocchi in quei seminari.
Sono un devoto ashramita in questi anni – la mia vita è dedicata al Maestro. Ma il guinzaglio di Osho è, come si dice in Inglese, molto lungo, e il morso molto leggero… Così mi lascia grande libertà, grande spazio, dove posso sperimentare e proporre le cose più off-limit, più strane, e per anni mentre vivo e lavoro nell’ashram conduco gruppi anche fuori dall’ashram con la Sua benedizione.
Così alla mattina andavo al discorso di Osho, poi lavoravo tutto il giorno in ashram – pulendo camere e gabinetti, traducendo i Suoi libri, occupandomi dell’ufficio stampa – e alla sera correvo in centro città a Puna, e poi piu’ tardi in una capanna di bambù non distante dall’Ashram nella “Music House”, dove privatamente si svolgevano questi Tarot groups assolutamente folli che a ripensarli oggi mi sembra impossibile che potessero succedere e che fossi io a tenerli!
Si lavorava, come dire, oltre ogni limite e oltre ogni tabù – una grande esperienza di controcultura se ce ne è stata una! Accadevano cose bellissime e straordinarie in questo seminari, oggi assolutamente immenzionabili e inimmaginabili! E tutto questo era come illuminato e protetto da un ombrello di luce e di amore incredibili.
Puna alla fine degli anni Settanta… Credo che l’umanità abbia raramente conosciuto un periodo e un posto così.
Quel Tarocco Intuitivo lì l’ho ‘inventato’ io. Poi trent’anni dopo scopro che a partire dagli anni Ottanta sono stati pubblicati altri cinque o sei libri con quel titolo in Germania, in Spagna, negli Stati Uniti, e non tutto scritti da miei allievi. E che ci sono tantissime persone in giro per il mondo che lavorano col ‘Tarocco Intuitivo’ o che chiamano così il loro lavoro. Così mi rendo conto che quello che credevo – nella mia arroganza – di aver ‘inventato io’, in realtà non era che era un’onda lunga che ha abbracciato molte persone, toccato diverse culture e nazionalità, un movimento nella coscienza collettiva.
Nel 1981 Osho parte per l’America e io mi ritrovo in Europa, a dovermi inventare una professione per sopravvivere ‘nel mondo’. Il sociologo marxista che ero stato prima dell’incontro col Maestro era andato a farsi benedire, così comincio a girare l’Europa col mio nuovo avatar ‘Tarot-Bodhi’, tenendo seminari, formazioni per terapeuti, pubblicando libri in francese, in tedesco, in olandese, in portoghese, partecipando a festival, a rappresentazioni teatrali, lavorando con attori e con clown – sempre col mio amato mazzo Rider-Waite.
Nel 1992, due anni dopo che Osho ha lasciato il corpo, incontro ‘G’ – Sri Giridhar Aditya – un incontro d’amore alrettanto ‘traumatico’ di quello di diciassette anni prima con Osho, e comincio di nuovo a passare lunghi periodi in India, sull’Himalaya, nel Suo Ashram, l’Arya Vihar Ashram di Uttarkashi. Contemporaneamente mi innamoro di brutto dell’Astrologia e comincio a praticarla e a insegnarla. durante i miei ‘tour’ in Europa.
James Hillman dice che ognuno di noi è una ‘ghianda’ venuta al mondo per far crescere una determinata quercia, un ‘daimon’ che ci spinge e ci seduce verso il nostro destino. Ecco, ho la sensazione di avere più di una ghianda… Una è il tarocchista, l’altra è l’astrologo. Chissà che presto non me me venga fuori un’altra!
Negli anni dell’Himalaya e dell’Astrologia ho comunque continuato a scrivere sui Tarocchi e nel 1996 ho pubblicato un mio mazzo, il ‘Master Tarot – il Tarocco del Maestro’, dipinto dal pittore-tarocchista Amerigo Folchi e basato sull’insegnamento di Gesù come rivelato dai Vangeli Gnostici e ‘Apocrifi’. Questo mazzo e il libro che lo accompagna riflettono il mio percorso spirituale da Puna all’Himalaya, da Osho a ‘G’.
Ed è subito chiaro quando si prende in mano questo mazzo che il Gesù a cui mi ispiro non è affatto il Gesù che ci propone da duemila anni l’iconografia cristiana – è tutt’altro. È un atto di amore per il grande Maestro dell’amore – e al tempo stesso una provocazione e una, pardon, pernacchia: Papa Wojtyla aveva appena confermato che i Tarocchi sono il lavoro del Diavolo – e io sono andato a metterci dentro Gesù!
Eppure sapessi quanti cristiani amano e apprezzano quel Gesù lì – non il fondatore di una religione sempliciotta e bigotta (diosanto come sono poveri e brutti i Quattro Vangeli Unici Veri Autorizzati se li paragoni al Vangelo di Tommaso, per esempio, o alle sacre scritture orientali, il Bhagavat Gita, il Dhammapada, le Upanishad!), ma un Maestro di consapevolezza e di amore. Il Master Tarot è uno dei mazzi che gioco nei miei seminari. Ma di questo parleremo casomai un’altra volta.
Poi un bel giorno del 2006 due signori di mezza età – o forse tre quarti d’età… – con un po’ di pancetta si ritrovano in vacanza a Goa in un baretto sulla spiaggia, il mitico Oceanic Schack, e mentre guardano il tramonto uno dei due fa: ‘Si potrebbe ripubblicare il Tarocco Intuitivo’. E l’altro: ‘Mi sembra un’ottima ideà – il primo sono io e l’ ‘altro’ è Majid Valcarenghi. E da qui, dalla ristampa del libro, è ripartito alla grande il mio lavoro coi Tarocchi ed è nata la Scuola.
Re Nudo: Che cosa si propone la Scuola di Taroccho Intuitivo?
La Scuola si propone anzitutto come percorso di crescita personale. C’e’ cosi’ tanto che si puo’ imparare su di se’, sui rapporti, sulla vita, sul mondo, sui sogni, sulla natura della mente, sull’arte di amaregiocando col Tarocco Intuitivo! Ma la Scuola si propone anche di formare operatori, consulenti e conduttori che sappiano trasmettere la dignità terapeutica e spirituale dello strumento-Tarocchi, la sacralità di questo gioco e proporlo alla gente – non solo a cosidetti ‘ricercatori’ – come valido strumento di counselling, di consapevolezza, di ricerca, e come affermazione di libertà.
E per libertà intendo anzitutto la disponibilità a conoscere davvero se stessi, fino in fondo se c’e’ un fondo, a porre in discussione le nostre certezze, a mettere ‘in gioco’, appunto, al vaglio delle carte, la propria autoimmagine, la personalità piu’ o meno cosmetica che ci siamo inventati per tirare avanti in questo mondo – se è vero che la libertà piu’ grande e la libertà da se stessi! Ed è questa libertà dalla dittatura dell’ego, se vogliamo, che ci permette poi di seguire i dettami dell’anima e trasformare la nostra vita in modo consapevole, intelligente e creativo.
Non impareremo percio’ a ‘leggere il futuro’ – perche’ non crediamo che il futuro sia già scritto! Impareremo invece ad usare le carte per svelare l’inconscio, per aiutarci ad assumere fino in fondo responsabilità per la nostra esistenza oggi, suggerire le scelte possibili… Impareremo a fare dei Tarocchi, ripeto, uno strumento di crescita e di libertà – non per sapere cosa accadrà, cosa ‘è scritto’, ma per intuire dove l’anima mi vuole portare e come – per vivere la verità di questo momento, per operare scelte consapevoli negli attimi fuggenti di cui è fatta la vita.
E’, in qualche modo, un capovolgimento della tradizione, uno stravolgimento. Qui usiamo i Tarocchi per dimostrare a noi stessi la nostra libertà, in ogni momento, rispetto ad ogni situazione, per comprendere e far comprendere che non siamo inchiodati al un presente e un futuro già scritti per noi, ready-made, neanche quando siamo in prigione – e siamo tutti in prigione, come mi ha scritto un affezionato lettore ospite di un penitenziario tedesco…
Il senso dei Tarocchi oggi – e ho scoperto che è cio che dice anche Jodorowsky – è quello di rappresentare un’occasione di guarigione tramite la creazione di uno spazio magico dove succedono delle cose, dove arrivano dei messaggi, dove si scoprono delle verità, dove si viene invitati a delle integrazioni e delle scelte che possono trasformare la vita. Questa è la magia del Tarocco come lo giochiamo noi – che puo’ trasformare la vita.
E quando il Tarocco diventa un gioco di gruppo la guarigione è collettiva, si allarga alle cinque, trenta o duecento anime che sono presenti. Non dimenticarti che il Tarocco è nato come gioco d’osteria e di strada: ci si mette in un angolo, chi fa la lettura e chi la riceve, e intorno c’è un nugolo di gente che guarda in silenzio e in questo silenzio possono succedere per tutti dei piccoli e grandi miracoli, un po’ come accade a teatro… Trovo ci sia una somiglianza fra il teatro e il Tarocco. Ed è per questo che portare il Tarocco a teatro, davanti ad un pubblico, è un’esperienza fenomenale. Proprio come nel teatro greco classico: quello che succede sulla scena non è che la rappresentazione di una situzione, di un’intuizione, di una verità, di un archetipo che riguarda tutti i presenti.
Re Nudo: Hai citato Jodorowsky. Ha avuto qualche influenza sul tuo lavoro?
No, nessuna. Io ero nella mia storia a Puna, lui nella sua a Parigi. Mondi diversi, culture diverse. Nel ’69 vidi il suo primo film, ‘El topo’, ma era l’‘autunno caldo’ della Fiat e delle occupazioni delle università e la mia testa era altrove. Recentemente ho letto ‘Psicomagià che ho trovato bello. Pero’ poi ho preso in mano i suoi studi sui Tarocchi e li ho trovati sapienti ma noiosissimi!
Ma quando finalmente l’ho visto lavorare a teatro mi ha fatto un effetto stranissimo. Ecco uno che gioca il gioco che gioco da trent’anni – nello stesso modo, con lo stesso tipo di approccio alla gente, al pubblico! Era come guardare me stesso che parla spagnolo! In qualche modo, con mia grande commozione, ho sentito in lui un fratello.
Re Nudo: C’è stata un’evoluzione in questi trent’anni nel tuo lavoro con i Tarocchi?
Da un lato sono sempre più l’umile servitore del Tarocco, il medium di un oracolo, l’impersonatore di un archetipo: mi metto da parte e dico quello che mi fa dire la carta, con più coraggio rispetto a trent’anni fa, perche’ ho imparato per esperienza che se le sai giocare le carte sono sempre ‘nel giusto’ e che quindi il messaggio che devo trasmettere è proprio quello li’. Che mi piaccia o meno dico quello che la carta ‘vuol dire’ – mi metto da parte e dico cio’ che va detto. Dall’altro lato però, è vero anche il contrario: mi sento molto più libero di una volta nel mettere in gioco il gioco stesso, di mettere in discussione l’archetipo del Mago o del Saggio che sto rappresentando – alla fine di mettere i Tarocchi da parte e dire noi la nostra.
Re Nudo: Nei tuoi seminari che che mazzo usi normalmente?
Ho veramente un feeling speciale con il Rider-Waite, Lo trovo meraviglioso nell’apparente concretezza ma sostanziale indefinitezza delle sue immagini. Offre una certa forma, un feeling, una gestalt, una base sulla quale puoi proiettare a piacimento e giocare a immaginare la gamma delle tue interpretazioni e quindi sono perfetti per il nostro modo di giocare. Fino alla pubblicazione dei miei libri il mazzo Rider -Waite era praticamente sconosciuto in Italia e in Germania. Il Tarocco di Marsiglia imperava. Attualmente sono uno dei due mazzi piu’ popolari in Europa e negli Stati Uniti
Ti dirò che alle volte mi viene l’idea di essere una reincarnazione di Pamela Colman Smith, la scenografa che ha dipinto le immagini di questi Tarocchi, solitamente e maschilisticamente definiti dal nome dei due gentiluomini che li hanno rispettivamente pubblicati e ideati (il signor Rider, un prospero businessman britannico e il Dr. E.A.Waite un noiosissimo esoterista della Londra bene fin-du-siecle). Di Pamela Colman Smith non si sa davvero un gran che, non ha mai ricevuto nessun riconoscimento in vita – e neanche postumo in realtà. ‘E morta poverissima e sconosciuta. Penso le dobbiamo tutti qualcosa. Certamente senza di lei il Tarocco Intuitivo non sarebbe mai esistito.
Re Nudo: Che ruolo hanno il gioco e la meditazione nel lavoro che proponi?
Beh, il punto è che i Tarocchi sono prima di tutto un gioco. E ad un certo livello il gioco è tutto! Il gioco è la terapia!! Quando prendo in mano una situazione, la gioco, mi ci confronto, ci rido e ci piango sopra, ne sto diventando consapevole, me ne sto assumendo la responsabilità. Questo processo è un processo terapeutico! Gran parte delle nostre malattie vengono proprio dall’assenza del ludico, dalla mancanza di gioco, di gioia – dall’incapacità di ridere di sé. Se c’è una cosa che il Tarocco ti insegna, se lo pratichi bene, a ridere di te e sorridere alla vita. E ti giuro: non c’è niente di più terapeutico!
Ed è un gioco che si basa sull’improvvisazione e sulla sorpresa – essenzialmente è l’arte di lasciarsi sorprendere. Nessuno sa cosa dirà la carta, certo non io. Nessuno sa cosa succederà adesso. Ogni giro di carta è una sorpresa, c’e’ un gap, poi un ‘gasp’, o una risata.
Per quanto riguarda la meditazione, nella quale includerei anche l’auto-oservazione e la comprensione delle dinamiche della mente, i Tarocchi ti possono insegnare moltissimo, perche’ impari ad osservare non più solamente le carte ma te stessa che guardi le carte! Oggettivizzi la tua mente nelle carte sul tavolo e per poterla vedere come dal di fuori – e poi ti osservi osservarle! Diventano l’occasione per trovare dentro di sé l’Osservatore che mi osserva, il ‘centro di gravità permanente’…
Senza la scoperta di questo centro si rimane schiavi della mente. E questo è il rischio insito nei Tarocchi come vengono ordinariamente giocati – quello di diventare uno strumento del potere illusorio del mentale – impressionare il prossimo, predire il futuro, crearsi un ego ‘spirituale’! Per questo forse Osho mi ha detto, ‘I Tarocchi possono fare miracoli se non lasci che interferisca la mente’.
Re Nudo: Che cos’è la ‘Terra del Matto’?
La Terra del Matto sono le vette della coscienza dove danza l’Arcano Numero 0 – ‘Il Matto’ appunto – uno stato di coscienza condivisa – che può succedere tra individui o in un gruppo – quando tutto entra in magica sintonia con tutto. è il luogo della pura coincidenza. è la sincronicità. è la legge della creazione. è il mitico deserto chaparral – la terra dove vive Don Juan, che quando ha appena finito di dire una cosa e gracchia una cornacchia, fa a Castaneda: ‘Sentito? Quella cornacchia è d’accordo con me’…