Buddhismo, via consapevole alla compresenza
Un’analisi di Francesco Pullia, scrittore e filosofo antispecista
C’è un termine capitiniano che, a mio avviso, riesce ad esprimere, meglio di ogni altro, l’atteggiamento buddhista nei confronti di ogni essere senziente e, più in generale, il modo di rapportarsi alla vita: compresenza. Partendo dalla constatazione che tutti, senza distinzione di specie, aneliamo al superamento del dolore e a raggiungere un livello ottimale di felicità, il buddhismo si afferma come filosofia della compresenza che avvalora e mette in relazione orizzontale, cioè su un identico piano egualitario, ogni forma vivente. Siamo all’interno di una ricca, complessa, meravigliosa trama comunicazionale, gli uni legati agli altri in un fitto intreccio di richiami e rimandi, partecipi, ognuno nel suo piccolo, di una elaborazione collettiva.