Adriano Sofri
Caro Andrea Majid, la tua idea di rifare Re Nudo suscita in me – che peraltro allora non partecipai – i pensieri che ora ti espongo.
Voglio prendere in parola soprattutto quell’aggettivo: nudo. Mi vengono in mente le foto delle ragazze e dei ragazzi nudi di un concerto, o davanti a file di gendarmi coi fucili inastati. L’idea di rispogliarsi venticinque-trent’anni dopo, così senza preavviso, mette allegria ed imbarazzo insieme. Scherzi a parte, la voglia di spogliarci alla svelta e di tuffarci che avemmo allora me la ricordo bene, e ha a che fare con l’argomento.Non so tu, ma io, quando risento quell’espressione così proverbiale, “il re nudo”, penso subito a quegli anni come a un grande smascheramento, a uno sguardo spregiudicato che ad un tratto leva di dosso alle autorità costituite le pellicce e gli orpelli di cui si ammantavano, le vedeva nude, e rideva della loro goffa ignobiltà.
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