Osho – Esiste il Divino?
Al divino sono state attribuite qualità d’amore e di grazia.
Tali qualità esistono? Esiste il divino?
Dire che il divino esiste non è esatto perché tutto ciò che esiste è divino. Anzi, di ogni cosa si può dire che esiste; solo del divino non si può dire. L’esistenza stessa è divina: essere divino ed esistere è dire la stessa cosa in due modi diversi. Quindi la qualità dell’esistenza non può essere attribuita al divino. Di ogni altra cosa si può dire che esiste, perché può passare nell’inesistenza. Si può dire che io esisto, perché passerò nell’inesistenza. Si può dire che tu esisti perché vi sono stati tempi in cui eri nell’inesistenza. Ma non si può dire che il divino esiste perché il divino è sempre presente. L’inesistenza del divino è inconcepibile. Quindi al divino non si può attribuire l’esistenza. Io posso solo dire che l’esistenza è divina, o che divinità significa esistenza.
Non esiste nulla che non sia divino. Tu puoi saperlo o non saperlo non fa nessuna differenza per quanto riguarda la tua divinità. Se lo sai, allora tu divieni l’esistenza, divieni la beatitudine. Se non lo sai, continui nella tua sofferenza… ma sei pur sempre divino. Se tu sei addormentato, se tu sei ignorante – anche allora – sei divino. Anche una pietra è divina … a sua insaputa.
L’ esistenza è divina. Tutti coloro che tentano di provare che Dio esiste, non sanno. E’ assurdo provare che Dio esiste. E coloro che tentano di provare che Dio non esiste sono nella stessa barca. Ma nessuno cercherà di provare che l’esistenza esiste. Se dici cosÏ.. se mi domandi se l’esistenza esiste…la domanda sarebbe assurda. Per me quando qualcuno dice che Dio esiste, significa la stessa cosa: l’esistenza esiste. Dio ed esistenza sono equivalenti, sinonimi. Quando sei divenuto cosciente di ciò che è l’esistenza non la chiamerai esistenza. Allora la chiamerai “Dio”. (…) Chiamare Dio l’esistenza significa che tu puoi essere in contatto personale con essa. Non è qualcosa di morto, non è qualcosa al quale non ti puoi relazionare; non è qualcosa che ti è indifferente. Per quanto riguarda la mente umana, non vi è una parola più esatta di “Dio” da usare per l’esistenza. (…)
Quindi non dirò che il divino esiste; dirò che tutto ciò che esiste è divino. L’esistenza è divina, esistere è essere divino. Non vi è nulla che non sia divino. Noi possiamo saperlo, possiamo non saperlo; possiamo esserne consci, possiamo non esserlo. Non fa nessuna differenza.
Un’altra cosa che tu hai chiesto è se le qualità dell’amore e della grazia possono essere attribuite al divino. Ancora una volta, nessuna qualità può essere attribuita a Lui perché le qualità possono essere attribuite a qualcosa o qualcuno solo se è possibile il contrario. Tu puoi dire che qualcuno ti ama perché quel qualcuno ha la capacità di non amarti. Se è incapace di non amarti, tu non dirai mai che ti ama. Se io non ti amo, posso odiarti. Allora dire “Ti amo” è significativo. Ma se io sono incapace di odiare, allora non può essermi attribuita la qualità dell’amore. Allora l’amore non è una qualità, ma la mia stessa natura. (…)
Dio può essere amore… l’amore può essere Dio…perché l’amore è la natura intrinseca del divino. L’amore non è un qualcosa di aggiunto al divino; non può esservi aggiunto. Non è possibile concepire Dio senza amore. Se tu concepisci Dio senza amore, concepisci un Dio che non è un Dio. Concepire Dio senza amore è concepire un Dio senza divinità, perché nel momento in cui l’amore viene cancellato, non vi è divinità. Quindi, non dirò che l’amore è un attributo. E non dirò neppure che la grazia è un attributo. Sono la natura stessa del divino. (…)
Noi operiamo una distinzione tra amore e grazia. Diciamo che il tale ha ricevuto la grazia, o che qualcuno è diventato il prediletto del divino. Anche questa è un’affermazione errata. Dio è sempre grazia ed è sempre amore, ma non sempre noi siamo in uno stato d’animo ricettivo. Se non diveniamo ricettivi, non possiamo riceverli. Quando tu non ricevi la grazia divina, non è che manchi qualcosa da parte dal divino. C’è una sorta di barriera dentro di te. Non sei ricettivo alla grazia, non sei aperto ad essa, non sei ad essa vulnerabile. La natura di Dio è grazia. Ma, per quel che ci concerne, la ricettività non è la nostra natura. Per natura, noi siamo aggressivi. Siamo aggressivi… e se la mente è aggressiva, non può essere ricettiva.
Soltanto una mente non-aggressiva può essere ricettiva quindi devono essere abbandonate tutte le qualità che comportano un qualunque tipo di aggressività. Un individuo deve essere una porta aperta per ricevere… come un grembo. Deve essere una ricettività totale. Allora la grazia fluisce sempre e sempre fluisce l’amore. La grazia fluisce da ogni dove. Ogni momento e dovunque, fluisce la grazia. E’ la natura dell’esistenza. Ma noi non siamo ricettivi; questa è la natura della mente. La mente è aggressiva. Ecco perché io insisto sempre nell’affermare che meditazione significa non-mente; meditazione significa una ricettività non aggressiva, una condizione aperta. La logica non può mai essere ricettiva. La logica è aggressiva: tu fai qualcosa. Allora non puoi essere ricettivo. Puoi essere ricettivo soltanto quando non fai. Quando sei in uno stato in cui non fai, assolutamente non fai, e ti limiti semplicemente ad esistere, allora sei in una condizione aperta da ogni lato, e da ogni dove proviene il flusso della grazia. La grazia giunge sempre, ma le nostre porte sono chiuse. Noi ci sottraiamo sempre alla grazia. Anche se bussa alle nostre porte, noi fuggiamo. (…)
Sii consapevole, sii aperto. Soltanto allora puoi conoscere che cos’è l’amore, che cos’è la grazia, che cos’è la compassione. Sono la stessa cosa; non sono cose diverse. Sostanzialmente sono una cosa sola. Soltanto allora potrai conoscere che cos’è la preghiera.
Quando non vi è la barriera, non vi è la mente, allora la preghiera non è chiedere qualcosa. Non è implorazione: è ringraziamento. Ogni volta che la preghiera è chiedere qualcosa, la barriera è presente. La richiesta è la barriera; la mente è la barriera. Quando la preghiera è un ringraziamento… quando la grazia viene ricevuta, tu provi gratitudine . Da parte tua vi è gratitudine, da parte di Dio vi è grazia. Non possiamo provare gratitudine se non abbiamo sentito la grazia del divino. Ma può essere conosciuta, può essere sentita. (…)
La mente è qualcosa d’altro da te, ma tu continui a identificarti con la mente. Come puoi uscire dal passato? Chi ha dimenticato d’essere prigioniero è il più imprigionato, perché allora non vi è alcuna possibilità di libertà. Un prigioniero può divenire conscio della sua prigionia; ma se sei identificato con la tua prigionia, questo è impossibile. Il tuo corpo è il confine della prigionia; e la prigionia è la mente. Sii conscio, sii consapevole della tua mente. E tu puoi esserne consapevole, perché tu sei diverso da essa. Il sogno si può spezzare perché tu non sei il sogno. Puoi spezzare questa prigionia e uscirne perché tu non sei la prigionia. (…)
Se vi è qualcosa che non va nel tuo corpo, non senti di esserne responsabile; ma se c’è qualcosa che non va nella tua mente, ti senti responsabile. L’identificazione è più profonda. Deve essere cosÏ, perché il corpo è lo strato più esterno del tuo essere, e la mente è lo stato interiore. E il “te” interiore. Puoi identificarti di più con essa: è con te da tante vite. La mente è vecchia, è sempre vecchia – è la tua continuità – ma tu non sei la mente. (…)
I pensieri sono trasparenti, più trasparenti di qualunque vetro attraverso il quale tu possa guardare. Non ti sono affatto d’ostacolo. Ecco perché l’identificazione con essi è tanto profonda. La trasparenza dei pensieri è cosÏ vicina a te, che tu dimentichi completamente l’esistenza di una mente che è sempre intorno a te, sempre fra te e il mondo. Fra te e la tua amante, fra te e il tuo Dio…ovunque tu sia, è sempre presente. (…)
Incomincia sempre da te stesso. Non incominciare affatto da Dio; incomincia sempre dalla tua mente. Là dove sei tu… incomincia sempre da lì. Se incominci dalla tua mente, allora è possibile fare qualcosa. Allora puoi conoscere qualcosa. Allora qualcosa può essere trasformato; è entro la portata della tua capacità fare qualcosa. (…) Se tu incominci dal divino, incominci con un atteggiamento di acquisizione. Se incominci da te stesso, incominci con un atteggiamento di perdita. Le cose incominceranno a scomparire, e alla fine scomparirai anche tu. E quando tu non sei…il divino è…con tutta la sua grazia, con tutto il suo amore, con tutta la sua compassione.
Ma solo quando tu non sei. La tua non-esistenza è la condizione categorica. Tale condizione è irrinunciabile. E’ categorica. E’ assoluta. Tu sei la barriera. Quando tu scompari, saprai…e solo quando sai, tu sai. Non puoi comprenderlo. Io non posso spiegartelo, non posso fartelo comprendere. Qualunque cosa io stia dicendo, non sto dicendo nulla di metafisico. Sto solo cercando di mostrarti che devi incominciare da te stesso. E se cominci da te stesso, finirai col divino, perché quella è l’altra tua parte, l’altro polo. Ma incomincia da questa sponda; non incominciare dall’altra, dove non sei. Non puoi incominciare da là. Incomincia da dove sei.
Più discendi nel profondo, e meno sarai. Più conosci te stesso, e meno sarai un io; e quando sarai pervenuto a una comprensione totale di te stesso, sarai annientato. Passerai nella non-esistenza. Non sarai. E in quel “non”, in quella negazione totale conoscerai la grazia che sempre discende, che piove dall’eternità. Conoscerai l’amore che è sempre intorno a me. E’ sempre stato presente, ma tu non gli hai prestato attenzione. Annientati, e ne diverrai consapevole.
Pubblicato nel numero 104
Tratto da: Osho / Io sono la soglia