09. RELIGIONE SCIAMANESIMO
Adesso il DVD e a Settembre la nuova edizione del libro. Per conoscere chi è Osho e perché è stato avvelenato.
Ha senso, vent’anni dopo, rilanciare un libro, portare in dvd un video anch’esso di oltre vent’anni? Che per me la risposta sia si è chiaro ma la sua motivazione più complessa.
Nel corso di questi anni mi sono capitate innumerevoli occasioni in cui ho incontrato persone che sono arrivate a Osho senza saper nulla di quello che gli era successo, altri che magari avevano orecchiato qualcosa qua e là ma senza aver percepito l’entità del fatto, quasi fosse troppo terribile l’avvelenamento, per riuscire ad integrarlo. Ci sono poi nuove generazioni di ricercatori, che mai si erano immaginati fosse ancora possibile perseguitare e far morire un Maestro spirituale nel mondo contemporaneo.
Noi abbiamo scelto di raccontare i fatti, le testimonianze, i documenti, senza enfasi, senza commenti, tale era la forza terribile della scrittura. Avere conoscenza di quello che è stato messo in atto per eliminare un Maestro spirituale scomodo, credo faccia parte del processo evolutivo di chi vive nel cercare la verità, dentro di sé, fuori di sé.
So che ci sono nel mondo, anche quei discepoli di Osho che preferiscono non sapere per “ non dare energia a negativo”. Osho è un Maestro di libertàe quindi non sta a me come non sta a nessuno giudicare questi atteggiamenti. Quello che voglio dire però è che Operazione Socrate non è un libro al negativo. Non è un libro contro qualcuno. E’ un libro scritto con amore per far conoscere quello che è accaduto a Osho. Come può essere un atto d’amore al negativo? E nessuno vuole fare di Osho un martire. Lui ha riso e scherzato su tutto e mai avrebbe voluto essere trasformato in martire. Non volerne fare un martire non significa però mettere la testa sotto la sabbia e girarsi dall’altra parte. Osho ci ha insegnato ad affrontare la morte di qualcuno che ci è caro non con funerali ma nella celebrazione, con canti e danze. Ma questa modalità di vivere la morte di qualcuno non significa certo soffocare le emozioni,rimuovere il fatto,negare il dolore. Tutt’altro. Significa esprimerlo e viverlo totalmente ma con una modalità diversa,celebrando la vita. Si può danzare piangendo. Nello stesso modo è stata vissuta la scrittura di questa vicenda da me e da Ida, ricordare con spirito laico e senza risentimenti come e perché Osho è stato avvelenato, raccontando luci e ombre della nostra esperienza di Lui. Senza rimuovere la realtà, senza dimenticare nulla e senza pensare che se Osho ha sdrammatizzato certi momenti questo significhi che la cosa non sia accaduta davvero. Quello che non avrebbe voluto è trasformare la sua morte in una sorte di crocifissione cristiana cosa che nessuno ha fatto o vuole fare.
Ida ed io abbiamo voluto affermare la verità ed esprimere gratitudine nei confronti di qualcuno che ha scelto di portare alle estreme conseguenze e con sorriso negli occhi un insegnamento radicale che non contemplava compromessi o mediazioni. Anche quell’affermare la verità in modo così provocatorio nei confronti di Ronald Reagan,all’epoca Presidente degli Stati Uniti ma anche fanatico cristiano fondamentalista, così come aderente alla stessa setta era il procuratore Generale dell’Oregon, lo Stato da dove Osho quotidianamente parlava nella sua comune di Rajneeshpuram.
L’immagine di Osho in catene che sorride tra i due agenti federali armati, del resto ben rappresenta lo spirito con cui condividiamo la verità della sua morte e del suo essere comunque presente tra di noi. Il conoscere questa storia credo anche riguardi tutti i ricercatori, indipendentemente dalle Scuole di appartenenza per chi ama Osho e per chi non ama Osho. Ma anche altri come scrittori,giornalisti,artisti di cui riportiamo su questo numero dichiarazioni e condivisioni alcune davvero toccanti che ci confermano il senso e il valore di questa operazione.